vai al contenuto vai al menu principale

Menu di navigazione

Territorio










Montaldo Roero è un paese di collina, compreso nel territorio del Roero, a sud del Piemonte, ha una superficie di 11,84 Kmq, un’altitudine s.l.m. di 378 m, aveva 874 abitanti al 1° luglio 2021 e le sue coordinate sono le seguenti: 44°46’11” di latitudine Nord e 7°55’24” di longitudine Est.
L’antico nome di Montaldo era “Mons Altus”, monte alto, non necessariamente il più alto della zona, ma certamente tra quelli di maggior altitudine.

Le origini


Parlare di Montaldo inserito in un contesto di territorio significa parlare del Roero, un territorio di 24 Comuni, collocati a sinistra del fiume Tanaro (affluente del Po). In questa sezione ci limitiamo a descrivere l’origine e la geografia di queste terre, nella sezione storica vedremo chi ci abitava e chi governava.
Il Roero antico era caratterizzato dalle cosiddette “fini inferiori”, separate dalle “fini superiori” dalla linea marcata delle rocche. Le prime erano coltivate prevalentemente a vite e caratterizzate da un alternarsi di colline, contrassegnate anche da colture diverse; le seconde, boscose, consentivano l’accesso alla vasta “Silva popularis” o “Cellar”, estesa da Cellarengo a Pocapaglia, tra la linea delle rocche e la pianura del Po.
La storia geologica del Roero, in breve, possiamo farla cominciare all’incirca 200 milioni di anni fa, quando un vasto braccio di mare, chiamato in seguito “Golfo Padano”, occupava la pianura e l’attuale zona delle nostre colline. Immense quantità di detriti portati dalle acque che scendevano dalle Alpi nel corso del tempo riempirono questo tratto di mare e contribuirono alla formazione delle marne grigio-azzurre (piacenziane) e delle sabbie gialle o cinerine (astiane), nella fase finale, da 5 a 2 milioni di anni fa. Questo processo, tuttavia, non avvenne senza turbamenti: tutto il bacino terziario piemontese subì periodi alterni di prosciugamento e di immersione, che condussero lentamente al sollevamento e alla definitiva emersione del territorio.
Si passò così dalla fase marina alla fase continentale, cui appartengono gli strati più superficiali del terreno, formatasi a seguito dei fenomeni alluvionali ed eolici.


La deviazione del fiume Tanaro


Intanto il fiume Tanaro originario, che scorreva da Bra verso Carmagnola e Torino, abbandonò il suo antico corso e si incanalò in uno scosceso solco creato per erosione e arretramento, oltreché per i movimenti tettonici assai attivi nell’era quaternaria, di uno dei torrenti orientati verso est. Da quel momento in poi (da 50.000 a 10.000 anni fa), la sua direzione si spostò definitivamente dalla pianura di Carignano a quella alessandrina di Valenza, con notevole abbassamento del livello di base (circa 100 m) e avvio di un processo di ringiovanimento morfologico del Roero e degli altri territori attraversati. Nei terreni sabbiosi dell’astiano i corsi d’acqua tendono ad arretrare rapidamente e continuamente le loro testate, orientandosi verso la nuova valle del Tanaro, incidendo con forre profonde e calanchi di varie dimensioni i terreni circostanti: si formano così le rocche.
Sulle pareti delle rocche si leggono le stratificazioni progressive dei sedimenti che le hanno originate. Le colline formate da rocce sedimentarie del Bacino terziario comprendono: marne, argille, sabbie, conglomerati, gessi e calcari.
Le colorazioni dei terreni variano notevolmente e vanno dal rosso vivo dei terreni del Villafranchiano (zone dell’altipiano, circa 1,5 milioni di anni fa), alla dominante giallastra della regione astiana (da 3 a 5 milioni di anni fa), a quelle azzurre e grigie, impermeabili, tipiche del fondo delle rocche (5-6 milioni di anni fa), fino a quelle più antiche (solfati di calcio, anche in forma di cristalli), di 6-7 milioni di anni fa.


Il paesaggio


Il territorio del Roero presenta una vastità di panorami e una mutevolezza di paesaggi particolari. Le colline vitate appaiono all’improvviso tra i dirupi delle rocche e i boschi. Oltre le rocche, nella parte dell’altipiano, verso nord-ovest, troviamo lunghe dorsali boscose, che a volte creano piacevoli contrasti con i campi di grano, che seguono passo-passo il limitare della macchia. Nelle zone di valle troviamo i frutteti, i fragoleti, le asparagiaie o piantamenti di pioppi. La caratteristica prima della vegetazione del Roero è proprio quella della continua alternanza di colture e di boschi.
Le colture, pur in presenza di fasce boscose, occupano i 4/5 della superficie del Roero. Abbiamo gli orti nella pianura del Braidese e di Vaccheria; sui rilievi è coltivata la vite, da cui si ricavano i nobili vini Arneis, Favorita, Barbera, Nebbiolo (da cui il “Roero”). Anche la frutticoltura, con i suoi sapori marcati dei frutti di collina, rappresenta una realtà significativa con le pesche, le albicocca, le prugne, le fragole, le mele, le pere. Una certa diffusione la stanno avendo i noccioleti, mentre da secoli sono diffusi i castagneti, con alcune varietà precoci, quali quelle “della Madonna”.
La fascia boschiva supera i 70 kmq di estensione ed è prevalentemente presente lungo la dorsale delle rocche, da Bra a Montà e poi Canale e Cisterna. Da queste zone si dipartono poi, verso occidente, ampie propaggini che seguono le morbide dorsali delle colline che scendono verso la pianura di Carmagnola e di Santena, formando anche quel comprensorio denominato “America dei boschi”. Nei territori verso sud il bosco è frammentato e discontinuo, con presenze isolate di un certo rilievo, come “Madonna dei Boschi” presso Vezza.
Nelle parti alte delle colline troveremo alberi dalle limitate esigenze idriche, come il pino silvestre e la roverella; man mano che si scende troveremo il rovere, la farnia, il castagno, gli aceri, i tigli e a volte boschetti di carpini e ancora la farnia e l’olmo. Scendendo ancora verso zone più ricche di corsi d’acqua, troveremo i pioppi, l’ontano, il salice e il sambuco. Nelle stesse zone umide possiamo trovare anche equiseti, cannucce di palude, mazza sorda. Indifferente alle situazioni idriche e invasiva è la robinia (“gaggia”).
La fauna comprende diverse specie: uccelli, mammiferi, rettili e anfibi. Tra i mammiferi troviamo il cinghiale, il capriolo, il tasso, lepri e conigli selvatici, la volpe e numerosi mammiferi più piccoli (mustelidi). In periodo recente è ritornato il lupo. L’estesa copertura boschiva consente la nidificazione di molte specie di uccelli, come la poiana, il falco, il gheppio, il picchio rosso, il colombo selvatico. L’esistenza degli specchi d’acqua rende abituale la presenza di aironi, germani, gallinelle d’acqua ed altri uccelli di passo. Sono diffuse anche specie più domestiche, come i passeri, le ballerine e i codirossi.

Fonti:

F. Rota, Flora spontanea e vegetazione nel Roero, Ed. Cassa rurale e artigiana di Vezza d’Alba, 1986
G. Boano, B. Molino, U. Soletti, L’ambiente del Roero, Ed. Comitato di tutela Verderoero, 1992


Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Valuta da 1 a 5 stelle la pagina

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio!

Quali sono stati gli aspetti che hai preferito? 1/2
Dove hai incontrato le maggiori difficoltà? 1/2
Vuoi aggiungere altri dettagli? 2/2
Inserire massimo 200 caratteri

Questo sito utilizza i cookie per offrirti una migliore esperienza di navigazione.
Cliccando su "Accetto" acconsenti all'utilizzo di tutti i cookies.
Se rifiuti o chiudi questo banner potrai ugualmente consultare il sito ma alcune funzionalità potrebbero non essere disponibili.

Leggi la Cookies policy
Si tratta di cookies tecnici indispensabili al funzionamento del sito
Consentono di monitorare le visite al sito (statistiche) e per farti visualizzare messaggi pubblicitari coerenti con le preferenze ed i gusti da te manifestati durante la tua navigazione su Internet