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Rocche

Scheda

Per la genesi delle rocche vedi la prima parte del sito: “Il territorio”. Qui troverai informazioni su altri aspetti dell’habitat. Le rocche si pongono come una barriera che separa due diverse realtà, quella degli insediamenti diffusi e delle tipiche coltivazioni collinari da quella delle selve e dei boschi dell’altipiano, con meno centri abitati e coltivazioni più tipiche della pianura, che degrada verso Torino. Con la loro vegetazione abbondante di alberi di alto fusto (robinie, pini, querce, olmi, carpini, ciliegi selvatici, altri) hanno contribuito nei secoli a fornire legna per il riscaldamento delle abitazioni, in un contesto di economia di sussistenza. In quanto ambienti ombrosi e misteriosi, sin dall’antichità sono entrati a far parte della sfera magica e religiosa delle popolazioni. A Montaldo la ‘Rocca del serro’, che prendeva nome da un esemplare evidentemente appariscente di “quercus cerris”, alla confluenza di due profondi rii, richiama i culti che per secoli predilessero le acque e certi alberi isolati di grande mole. A Baldissero il “Podium rote” (Brich della ruota) domina una fertile vallata posta ai piedi di un anfiteatro di rocche e richiama un omonimo rilievo delle “fini inferiori” di Montaldo, altrettanto dominante: luoghi alti, dove con ogni probabilità venivano svolti culti solari in epoche pre-cristiane. In periodi più recenti le rocche si popolano di “masche”, creature misteriose, presenti anche tra la gente comune, diffidate, temute e talvolta perseguitate e giustiziate. Procuravano agli altri maledizioni, sventure, deformazioni fisiche e malattie, ma anche situazioni di paura, spavento, piccoli incidenti, senza particolari conseguenze. Alcune vennero bruciate sul rogo come la masca Micilina a Pocapaglia nel ‘500 e la masca Paroda a Sommariva Bosco nel ‘600. Ma fino al secolo scorso si parlava e si temevano le masche, argomento preferito delle “storie” (favole, leggende) raccontate dai nonni ai nipotini nelle stalle o sulle aie.
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